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Genitori & Figli

COMPRENDERE I NOSTRI FIGLI…PER AIUTARLI A CRESCERE

percorso di supporto ai genitori in 3 momenti:

·       incontri in gruppo

             2° Incontro Venerdì 2 Dicembre 2011


Condotto da Elena Palladino (psicologa-psicoterapeuta)

CHE AGITAZIONE!
…bambini agitati, rabbiosi, iperattivi…come sostenerli nel loro percorso di crescita?

Sono molte le indicazioni che ci fanno dire: “questo bimbo è agitato”. L’agitazione è un grande contenitore dove vanno a finire tutti quei comportamenti dei bambini che in qualche modo ci creano una qualche difficoltà e che non sono di immediata lettura. Abbiamo parlato di agitazione e non di “categorie patologiche”, quali “il bambino iperattivo” al fine di mettere l’accento su cosa un determinato comportamento comunica, su quale significato assuma nella relazione e su cosa si possa fare per sostenere il bambino nel suo processo di crescita.
Quando parliamo di agitazione ci riferiamo spesso ad un bambino troppo vivace, agitato, incapace di stare fermo, sempre in movimento, che ha reazioni esagerate; ma, come sottolineato da una partecipante del gruppo (mamma e insegnante), l’agitazione può esprimersi anche nel bambino fermo, bloccato, nel bambino che trattiene.
Dal confronto del gruppo sono emersi diversi modi in cui l’agitazione si esprime, modi diversi a seconda delle diverse età del bambino/ragazzo adolescente. E’ emerso come spesso quando il bambino/ragazzo è agitato sfida, si arrabbia per un nonnulla, fa richieste assurde. In alcuni bambini possiamo vedere come creino caos e rumore, facciano giochi distruttivi, si lascino andare in pianti isterici o diventino aggressivo; in alcune situazioni possono iniziare a balbettare. Sono molti indicatori comportamentali che si trovano in modo differenziato in ciascun bambino.
Tutto ciò crea, comunque, nervosismo, l’agitazione porta altra agitazione in un circolo vizioso spesso difficile da interrompere e molte volte il genitore tende ad intervenire attraverso punizioni o minacce per interrompere certi comportamenti. Raramente, però, tali strumenti sembrano funzionare.
Partiamo dal presupposto che il bambino, quanto più è piccolo, esprime il suo mondo interno attraverso il suo corpo, la fisicità. E’ il mezzo principale a sua disposizione, solo con il passare degli anni la verbalizzazione prende il posto della fisicità. Pertanto, l’agitazione è una comunicazione che il bambino fa all’ambiente spesso in modo inconsapevole e ci dice qualcosa del suo mondo interno, delle sue emozioni, sovente ansia che non riesce a contenere dentro di sé. Da cosa dipenda l’ansia, non lo possiamo sapere o almeno non ha un’unica causa per tutti i bambini. Partendo da tali presupposti nel gruppo ci siamo soffermati sul tipo di comunicazione che il bambino invia con i suoi comportamenti. Comunicazione che non è sempre di lettura immediata.

CHE COSA COMUNICA?
* difficoltà a gestire le emozioni: emozioni che prova dentro di sé come un turbinio e che non riesce a contenere dentro di sé. Ecco allora il suo disperato bisogno di movimento è da una parte un modo per comunicare quanto prova, dall’altro un modo per scaricare nell’ambiente emozioni che sono “troppo” difficili da contenere dentro di sè. Il bambino può essere preoccupato per l’inizio di una nuova avventura (quale la scuola elementare), può aver trattenuto qualcosa alla scuola materna, è arrabbiato con il fratello
* Da qui il bisogno di sfogarsi, di “buttare” nell’ambiente quanto prova. A volte lo sfogo non è di semplice lettura. Per esempio un bambino fa una scena per un vestito, ma il reale problema è da un’altra parte
* Alcuni comportamenti sono indicatori dell’ambivalenza tra il bisogno di vedere riconosciuta la propria autonomia e il bisogno di essere ancora un bambino/ragazzo piccolo. Man mano che il bambino cresce si muove tra questi due poli che creano una tensione diversa a seconda dell’età (fino ad esplodere nel periodo dell’adolescenza). Il bambino da una parte vuole essere grande, non vuole più aver bisogno dei genitori, dall’altra ne ha estremamente paura.
* Bisogno di testare i confini che da una parte danno un limite e dall’altra contengono. I confini per un bambino sono rassicuranti (approfondiremo tale aspetto a gennaio nell’incontro sui limiti e le regole)

CHE COSA FARE?
A partire dal tipo di agitazione e dal tipo di comunicazione è importante sostenere il bambino nell’eplicitazione di quanto sta vivendo. Partiamo dai punti in precedenza delineati per vedere come.
* Il bambino ha molte emozioni che agisce, alle quali non sa dare un nome. Il genitore può aiutare il bambino a decifrare quei comportamenti che agisce dando un nome alle emozioni che via via si presentano. Es. “Sembri arrabbiato, triste…”. Il bambino impara a parlare delle emozioni nella relazione, pertanto il genitore stesso è importante che condivida con il bambino le emozioni che prova facendo attenzione a non “gettare” la responsabilità di quanto prova sul figlio, in quanto persona (es. sono sempre arrabbiato a causa tua). Un modo è quello di specificare sempre il comportamento che per esempio ha irritato in una determinata situazione.
* Sfogarsi è importante, esattamente come è importante trovare le modalità per buttare fuori ciò che non riesce più ad essere contenuto dentro nel rispetto dell’ambiente. Il genitore può aiutare il figlio a trovare diversi modi per sfogare emozioni che possono essere pesanti (es. picchiare un cuscino, piangere, andare in uno spazio libero e urlare, correre…).
* Per la tensione tra essere grandi e essere ancora piccoli, il genitore è importante che sostenga entrambi gli aspetti con un’attenzione a frasi che nel mondo adulto spesso vengono pronunciate come, “adesso sei grande”, “sei ancora troppo piccolo”, “comportati da ometto”…
* Quando la ricerca è di confini, spesso l’agitazione termina quando viene trovato uno spazio accogliente (es. un abbraccio) o un confine rigido (es. “adesso basta”).

Un capitolo a parte è rappresentato dall’agitazione in gruppo e più in specifico all’agitazione nei gruppi classe. Il gruppo è qualcosa di diverso dalla somma dei singoli individui, pertanto ciò che si origina dal gruppo è qualcosa di unico (questo porta spesso a fotografie così diverse tra insegnanti e genitori). Il grande rischio del gruppo è la de-responsabilità. Spesso, la responsabilità dello star bene in classe viene depositata nell’insegnante e i bambini non se ne curano come anche un loro interesse. Se nella classe c’è caos le soluzioni andrebbero trovate direttamente con i bambini sostenendo la responsabilità di tutti (anche di quelli che il caos non lo creano, ma che hanno un ruolo nella classe medesima). E’ un sostegno ad una re-sponsabilità sociale utile a livello globale se iniziato fin dai primissimi anni di scuola.