Associazione
Culturale "PIETRA CAGNOLA" & Atelier Culturale "Il Tesoro nel pozzo" Via Roma 55/57 - COCCONATO tel. 331.1296710 EVENTI - FORMAZIONE - CONFRONTO |
Genitori
&
Figli
COMPRENDERE
I NOSTRI FIGLI…PER AIUTARLI A CRESCERE
percorso
di
supporto ai genitori in 3 momenti:
· incontri
in gruppo
Condotto
da Elena Palladino (psicologa-psicoterapeuta)
…bambini agitati, rabbiosi,
iperattivi…come sostenerli nel loro percorso di crescita?
Sono
molte le indicazioni che ci fanno dire: “questo bimbo
è agitato”. L’agitazione è un
grande contenitore dove vanno a finire tutti quei comportamenti dei
bambini che in qualche modo ci creano una qualche difficoltà
e che non sono di immediata lettura. Abbiamo parlato di agitazione e
non di “categorie patologiche”, quali “il
bambino iperattivo” al fine di mettere l’accento su
cosa un determinato comportamento comunica, su quale significato assuma
nella relazione e su cosa si possa fare per sostenere il bambino nel
suo processo di crescita.
Quando parliamo di agitazione ci
riferiamo spesso ad un bambino troppo vivace, agitato, incapace di
stare fermo, sempre in movimento, che ha reazioni esagerate; ma, come
sottolineato da una partecipante del gruppo (mamma e insegnante),
l’agitazione può esprimersi anche nel bambino
fermo, bloccato, nel bambino che trattiene.
Dal confronto
del gruppo sono emersi diversi modi in cui l’agitazione si
esprime, modi diversi a seconda delle diverse età del
bambino/ragazzo adolescente. E’ emerso come spesso quando il
bambino/ragazzo è agitato sfida, si arrabbia per un
nonnulla, fa richieste assurde. In alcuni bambini possiamo vedere come
creino caos e rumore, facciano giochi distruttivi, si lascino andare in
pianti isterici o diventino aggressivo; in alcune situazioni possono
iniziare a balbettare. Sono molti indicatori comportamentali che si
trovano in modo differenziato in ciascun bambino.
Tutto
ciò crea, comunque, nervosismo, l’agitazione porta
altra agitazione in un circolo vizioso spesso difficile da interrompere
e molte volte il genitore tende ad intervenire attraverso punizioni o
minacce per interrompere certi comportamenti. Raramente,
però, tali strumenti sembrano funzionare.
Partiamo
dal presupposto che il bambino, quanto più è
piccolo, esprime il suo mondo interno attraverso il suo corpo, la
fisicità. E’ il mezzo principale a sua
disposizione, solo con il passare degli anni la verbalizzazione prende
il posto della fisicità. Pertanto, l’agitazione
è una comunicazione che il bambino fa all’ambiente
spesso in modo inconsapevole e ci dice qualcosa del suo mondo interno,
delle sue emozioni, sovente ansia che non riesce a contenere dentro di
sé. Da cosa dipenda l’ansia, non lo possiamo
sapere o almeno non ha un’unica causa per tutti i bambini.
Partendo da tali presupposti nel gruppo ci siamo soffermati sul tipo di
comunicazione che il bambino invia con i suoi comportamenti.
Comunicazione che non è sempre di lettura immediata.
CHE
COSA COMUNICA?
* difficoltà a gestire le
emozioni: emozioni che prova dentro di sé come un turbinio e
che non riesce a contenere dentro di sé. Ecco allora il suo
disperato bisogno di movimento è da una parte un modo per
comunicare quanto prova, dall’altro un modo per scaricare
nell’ambiente emozioni che sono “troppo”
difficili da contenere dentro di sè. Il bambino
può essere preoccupato per l’inizio di una nuova
avventura (quale la scuola elementare), può aver trattenuto
qualcosa alla scuola materna, è arrabbiato con il fratello
*
Da qui il bisogno di sfogarsi, di “buttare”
nell’ambiente quanto prova. A volte lo sfogo non è
di semplice lettura. Per esempio un bambino fa una scena per un
vestito, ma il reale problema è da un’altra parte
*
Alcuni comportamenti sono indicatori dell’ambivalenza tra il
bisogno di vedere riconosciuta la propria autonomia e il bisogno di
essere ancora un bambino/ragazzo piccolo. Man mano che il bambino
cresce si muove tra questi due poli che creano una tensione diversa a
seconda dell’età (fino ad esplodere nel periodo
dell’adolescenza). Il bambino da una parte vuole essere
grande, non vuole più aver bisogno dei genitori,
dall’altra ne ha estremamente paura.
* Bisogno di
testare i confini che da una parte danno un limite e
dall’altra contengono. I confini per un bambino sono
rassicuranti (approfondiremo tale aspetto a gennaio
nell’incontro sui limiti e le regole)
CHE
COSA FARE?
A partire dal tipo di agitazione e dal tipo di
comunicazione è importante sostenere il bambino
nell’eplicitazione di quanto sta vivendo. Partiamo dai punti
in precedenza delineati per vedere come.
* Il bambino ha
molte emozioni che agisce, alle quali non sa dare un nome. Il genitore
può aiutare il bambino a decifrare quei comportamenti che
agisce dando un nome alle emozioni che via via si presentano. Es.
“Sembri arrabbiato, triste…”. Il bambino
impara a parlare delle emozioni nella relazione, pertanto il genitore
stesso è importante che condivida con il bambino le emozioni
che prova facendo attenzione a non “gettare” la
responsabilità di quanto prova sul figlio, in quanto persona
(es. sono sempre arrabbiato a causa tua). Un modo è quello
di specificare sempre il comportamento che per esempio ha irritato in
una determinata situazione.
* Sfogarsi è
importante, esattamente come è importante trovare le
modalità per buttare fuori ciò che non riesce
più ad essere contenuto dentro nel rispetto
dell’ambiente. Il genitore può aiutare il figlio a
trovare diversi modi per sfogare emozioni che possono essere pesanti
(es. picchiare un cuscino, piangere, andare in uno spazio libero e
urlare, correre…).
* Per la tensione tra essere
grandi e essere ancora piccoli, il genitore è importante che
sostenga entrambi gli aspetti con un’attenzione a frasi che
nel mondo adulto spesso vengono pronunciate come, “adesso sei
grande”, “sei ancora troppo piccolo”,
“comportati da ometto”…
*
Quando la ricerca è di confini, spesso
l’agitazione termina quando viene trovato uno spazio
accogliente (es. un abbraccio) o un confine rigido (es.
“adesso basta”).
Un capitolo
a parte è rappresentato dall’agitazione in gruppo
e più in specifico all’agitazione nei gruppi
classe. Il gruppo è qualcosa di diverso dalla somma dei
singoli individui, pertanto ciò che si origina dal gruppo
è qualcosa di unico (questo porta spesso a fotografie
così diverse tra insegnanti e genitori). Il grande rischio
del gruppo è la de-responsabilità. Spesso, la
responsabilità dello star bene in classe viene depositata
nell’insegnante e i bambini non se ne curano come anche un
loro interesse. Se nella classe c’è caos le
soluzioni andrebbero trovate direttamente con i bambini sostenendo la
responsabilità di tutti (anche di quelli che il caos non lo
creano, ma che hanno un ruolo nella classe medesima). E’ un
sostegno ad una re-sponsabilità sociale utile a livello
globale se iniziato fin dai primissimi anni di scuola.